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Il calvario di mia zia nell’Ospedale “Annunziata” di Cosenza.

Voglio raccontantarvi io ora il nostro dramma all’ospedale Annunziata di Cosenza:

Tutto ha inizio il 20 settembre. In seguito, probabilmente, a un malore, mia zia (per me una madre) cade e sbatte la testa. Soccorsa celermente sia dall’ambulanza, sia nel Ps di Rossano, ci viene detto, visto l’ematoma e le condizioni cardiache, che doveva essere trasferita nel reparto di neurochirurgia per essere pronti a un intervento, qualora i LUMINARI di questo lager l’avessero ritenuto opportuno.

In questo reparto è rimasta per 15 giorni, mai vista monitorata cardiologicamente. Nonostante l’aritmia, i medici dicevano sempre la stessa canzone, che non c’era bisogno di operare, era stabile e che si doveva dare il tempo all’ematoma di assorbirsi.

Il primo ottobre vado io e onestamente non mi è piaciuta. Beveva tanta acqua, ma l’ho trovata debole e tanto strana. Guardo il catetere ed era vuoto. Così vado a parlare con uno di quei pseudo medici e mi ripete la stessa canzone. Il 4 ottobre, allo scadere del quindicesimo giorno, mi avvisano che la trasferiscono in riabilitazione neuromotoria intensiva in una struttura riabilitativa vicino Cosenza.

Io da ignorante penso che sia la prassi, visto l’esteso ematoma e visto che avevano escluso l’intervento, ma non passa un’ora e vengo ricontattata, e mi dicono che la signora ha una defibrillazione atriale e chiedono a noi parenti di partire, dato che viviamo a Rossano, massimo il giorno dopo, perché la situazione era alquanto grave…

Ci si organizza e l’indomani, in accordo con orario con il medico, dovevamo andare. Nella mia ignoranza mi chiedevo: se già da Rossano era partita con aritmia, e un ECG lo evidenziava, come mai non solo oltre averla vista SOLO il primo giorno in neurochirurgia è stata monitorata a livello cardiaco e le rimanenti volte MAI?

E mi chiedevo, sempre da ignorante, come mai hanno deciso di mandarla in riabilitazione? Il giorno dopo, prima di andare, vengo nuovamente contattata dal medico della struttura, che ci dice che la zia veniva ritrasferita al PRONTO SOCCORSO dell’Annunziata, perché presentava un’insufficenza renale, un’infezione polmonare e aritmia.

Da lì il nostro calvario: buttata in uno stanzone dietro uno stand, da sola nascosta, il catetere vuoto sul quale giaceva la valigia, con ossigeno e monitoraggio cardiaco, flebo finita e quell’unica volta, dopo ore di attesa, che l’abbiamo potuta vedere, abbiamo dovuto chiedere noi di cambiare flebo. Abbandonata sporca, maleodorante, impossibile parlare con un medico, che ti mandavano di qua e di là, telefonicamente nemmeno a morire, sono arrivata a litigare con il centralin. Nnon rispondeva nessuno, un numero infopoint dove (mezza volta e mai più) ci hanno detto 4 parole, e che attendevano si liberasse un posto in reparto. Di che reparto non si sapeva, se nefrologia o cardiologia…

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Bene, dopo il 6 ottobre, il 7 decido di andarmene senza sapere di che morte morire, certa che sarei andata con i carabinieri, i quali nella mattinata del 7 avevamo contattato per l’assenza di notizie. Così mi arriva una telefonata alle 13.25 (alle 14 sarei partita) RIGOROSAMENTE IN ANONIMO, dicendomi che la zia era grave. Ricordo solo che ROSSANO-COSENZA ci abbiamo messo 40 minuti. Arrivo al PS, con la speranza almeno di darle un bacio…

Un medico mi porta in area medica, lì dove una bella Sig.ra riccia, con il telefono che suonava inutilmente all’impazzata, pensava a sistemarsi reggiseno e chioma, e dentro me pensavo alla disperazione di chi era dall’altro lato del telefono. Probabilmente la stessa disperazione che per 48 ore abbiamo avuto noi…! Questo medico comincia a blaterare, lo fermo e gli chiedo dove fosse mia zia… e mi risponde ‘IN ORBITORIO’.

Ho cominciato ad urlare come una posseduta e ad invieire con il nome che meritano: ASSASSINI LEGALIZZATI! Sono corsa all’obitorio, buttata lì, un corpo freddo, con gli occhi aperti e pieni di lacrime. Noi parenti l’abbiamo pulita, era sporca con piaghe e spogliata di ogni dignità…

Non ho intenzione di denunciare, non per paura, ma perché dovrei martoriare un corpo già privato di ogni dignità, da questo scempio di ospedale, a partire dalla neurochirurgia per finire al LAGER, dove un medico che fa giuramento è chiamato a fare l’impossibile per salvare la vita. Questo è l’ospedale della provincia? VERGOGNA, ho sotterrato mia zia ieri, lei vi avrà perdonato. IO NO!

(Lettera firmata)


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