Entro la fine di aprile 2021 il Governo Italiano dovrà presentare all’Ue il recovery plan, ovvero il documento che indica i progetti che il nostro Paese intenderà realizzare con i fondi del next generation eu.
Fulcro del recovery plan è, come noto, la transizione ecologica: obbiettivo, questo, che è finalizzato a garantire un futuro sostenibile mediante tutela dell’ambiente e lotta agli sprechi di risorse essenziali come l’acqua. Tuttavia, la nota dolente della transizione verde è costituita dal fatto che, tanto il Governo Conte II che quello attuale, concepiscono la tutela ambientale come mera lotta alle emissioni di CO2. Certamente, le emissioni di gas tossici nell’atmosfera costituiscono una delle principali fonti di inquinamento ambientale, nonché fonte di desertificazione di terreni agricoli e di numerose patologie, anche mortali, che colpiscono tutti gli esseri viventi.
Vero è, inoltre, che la lotta alle emissioni, realizzata mediante il passaggio dal combustibile fossile all’idrogeno o, meglio ancora, al geotermico, favorirebbe anche la riapertura di molte centrali o industrie dismesse, come l’ex centrale enel di Corigliano Rossano, e, quindi, l’occupazione e la crescita del PIL nazionale.
Nondimeno, il solo contrasto alle emissioni di gas serra non è sufficiente a garantire un futuro sostenibile, nel senso che vi sono altre fonti di inquinamento come l’interramento di rifiuti tossici all’interno di terreni agricoli, o l’affondamento di navi con rifiuti radioattivi, o il continuo ed inutile consumo del suolo, per favorire l’espansione urbanistica con il catrame e il cemento, che continueranno a minacciare la salute umana e il futuro delle prossime generazioni.
A questo proposito, quindi, sarà indispensabile che il Governo Italiano inserisca nell’ambito della transizione verde politiche come la pulizia, sino in fondo, dei fondi agricoli, dei mari e di tutti i corsi d’acqua che ivi affluiscono; l’obbligo di raccolta differenziata su tutto il territorio nazionale, nonché di raccolta dei rifiuti urbani mediante il criterio porta a porta, si dà monitorare, da un lato, chi fa o meno la differenziata ed evitare, dall’altro, che molti rifiuti pericolosi, come il materiale plastico, vengano dispersi nell’atmosfera; ancora, da più parti, quindi anche all’interno delle istituzioni UE, si continua a parlare di smart Cities. Ebbene, come potrebbe realizzarsi quest’ultimo obiettivo se i Comuni concedono a molti imprenditori edili di depredare vaste aree verdi, che rappresentano una grande risorse, non solo per il settore agricolo - che in Italia prolifera se si pensa che la produzione vinicola è la terza impresa nazionale per fatturato -, ma anche per l’equilibrio dell’ecosistema?
Sarebbe utile, anche in questo caso, che il Governo centrale imponesse a tutti i Comuni l’obbligo di destinare almeno il 65% del proprio territorio ad area verde, distribuita tra verde boschivo, verde paesaggistico o urbano e verde agricolo. Infatti, molte realtà come l’ex Comune di Rossano, negli ultimi 40 anni hanno conosciuto un’espansione urbanistica notevole, senza che la stessa sia stata giustificata da un proporzionale aumento demografico della popolazione e, per giunta, essa ha svalutato un interessantissimo centro storico, capace, tra le altre cose, di richiamare l’affluenza di molti turisti. Non bisogna nemmeno dimenticare che, la suddetta espansione urbanistica, ha comportato altri scompensi come la desertificazione del clima, la svalutazione dell’agricoltura e continui disastri idrogeologici, come quello del 2015, in caso di maltempo.
In definitiva, se non viene posto un limite al consumo del suolo, si rischia di finire come Bangkok che sta sprofondando in mare, a causa dell’appesantimento del suolo dalla presenza di numerosi fabbricati.
Infine, una politica di imboschimento, finalizzata non solo alla tutela delle aree verdi esistenti ma anche al recupero di altre aree, aiuterebbe ad eliminare un’altra fonte d’inquinamento, molto presente nella pianura padana, ma anche nel mezzogiorno, qual è l’inquinamento da gas tossici emessi da allevamenti intensivi. In Toscana, ad esempio, questo problema è stato risolto recuperando molte aree da destinare a zona boschiva, per ivi farvi pascere il bestiame.
Il Governo riveda in fretta le sue scelte, aprile si avvicina e il treno che porta al next generation eu non passa una seconda volta.
Il PittuloBlog, Articolo di Simone Laurenzano.
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